Racconti per un Natale non convenzionale

Per questo Natale così diverso dal solito, non avevo voglia di immergermi nelle classiche storie natalizie che scaldano il cuore, quindi i consigli che seguono spaziano  nei generi e nelle tematiche. 

Copertina del libro "Fantasmi americani" di Angela Carter

È tutto nato da un racconto di Angela Carter, Le navi fantasma, una novella natalizia, incluso nella raccolta “Fantasmi Americani” (tradotto da Maria Cristina Iuli e Angela Tranfo per Anabasi). Carter, con il suo stile inconfondibile, dipinge lo scontro fra il nuovo mondo intriso di puritanesimo e il vecchio mondo pagano tramite l’arrivo di tre navi al porto di Boston. Ognuna simboleggia qualcosa del vecchio mondo: una è decorata con agrifoglio e mele da cui fare il sidro, una è traboccante di carne succulenta, e sulla terza uomini e donne fanno tutto ciò che normalmente non è concesso fare. Nessuna barca attraccherà, ma il nuovo mondo non riuscirà nel distaccarsi del tutto da certe tradizioni. 

 

 

Dopo Angela Carter avevo voglia di altri racconti non convenzionali, quindi ho cominciato a spulciare il Penguin Book of Christmas Stories, che, neanche a farlo apposta, include anche Le navi fantasma. Mi sono lasciata trasportare dalla voglia di leggere determinate scrittrici, in alcuni casi lette per la prima volta in questa occasione.

 

Vi lascio ai racconti.

Copertina di "La sinfonia di Parigi e altri racconti" di Irène Némirovsky

Natale, di Irène Némirovsky – tratto da “La sinfonia di Parigi e altri racconti”, traduzione di Ilaria Piperno, Elliot

Parigi, anni ’30. La magia del cinema ispira la scrittura di Némirovsky per questo racconto dal sapore agrodolce, in cui la scrittrice si cimenta con la stesura di una novella pensata per la trasposizione sul grande schermo. Purtroppo né questo, né gli altri due racconti della raccolta diventeranno film, ma ciò non toglie che Natale sia un racconto diverso da quello che ci si aspetterebbe dall’incipit. Protagonista è una famiglia fondamentalmente infelice, ma i cui membri cercano a tutti i costi di mostrarsi uniti e pieni dello spirito natalizio. Il padre è pieno di debiti, la madre si sente vecchia e sfiorita, le figlie maggiori hanno problemi di cuore. Gli unici davvero entusiasti sono i figli minori, per quanto si sentano comunque ignorati dai genitori. Alcuni colpi di scena non saranno tali per lǝ lettorǝ modernǝ, ma ho apprezzato il fatto che la storia non fosse sdolcinata e che un tema decisamente serio (che non svelo per non fare spoiler) non sia trattato con leggerezza né supponenza.

Copertina di "Tutti i racconti" di Grace Paley

The Loudest Voice, di Grace Paley – dovrebbe essere incluso in “Tutti i racconti”, traduzione di Isabella Zani, SUR

Mai come quest’anno la centralità del Natale come festa cristiana si è fatta notare intorno ai discorsi sull’alleggerimento delle misure contro il covid. Il primo lockdown, qui in Regno Unito, è scattato a ridosso della fine del Ramadan. Durante il secondo, c’è stato il Diwali. Nessuno ha urlato allo scandalo e la gente si è adattata alla situazione come meglio poteva. Alla fine del secondo lockdown, però, eravamo già a dicembre, ed ecco allora che l’idea di non potersi riunire con i propri cari diventa un affare di stato. Ma come viene vissuto il Natale da chi è di altre religioni? Cosa significa per degli immigrati partecipare o meno a una festa che non vuol dire per loro, ma che entra prepotentemente nelle loro vite di tutti i giorni, dalla scuola al lavoro? Questo racconto di Grace Paley, che potete ascoltare qui letto dall’autrice, mi ha fatto riflettere molto sui concetti di multiculturalità e interculturalità. Il racconto si apre infatti con la nostra protagonista, Shirley Abramovitz, nota per essere un argento vivo con una voce che passa i sette mari. Shirley è ebrea e i suoi genitori sono fuggiti dalle persecuzioni nel vecchio continente, trovando casa a New York. Per via della sua voce e del suo modo di fare spigliato, Shirley viene scelta da un insegnante per fare la voce narrante nella recita di Natale e anzi, molti altri suoi compagni che come lei hanno imparato l’inglese emigrando negli Stati Uniti hanno ottenuto parti importanti nella recita. A questo punto, le reazioni dei genitori della bambina sono diametralmente opposte: il padre tutto sommato non dà grande importanza alla cosa e non ci vede nulla di male, mentre la madre si sente oltraggiata, vede nella recita di Natale un’offesa nei confronti della propria fede. Da che parte stare? È giusto, in nome della famosa integrazione, cancellare le proprie tradizioni, o viverle al riparo dallo sguardo altrui? Siamo sicuri che la multiculturalità (il famoso melting pot) statunitense non sia altro che un modo per omologare le persone, rendendole tutte “americane”? Scappando dai pogrom, fuggendo da dove non potevano professare la propria fede liberamente, gli Abramovitz si trovano in una situazione paradossale, in cui per la mamma di Shirley la religione cristiana diventa un problema e tutto ciò che caratterizza il Natale è mal visto da lei e da molte altre persone del quartiere. 

Questo racconto è stato il mio primo approccio a Paley e sono rimasta davvero colpita da come sia riuscita, in una manciata di pagine, a racchiudere così tanti temi, semplicemente facendo raccontare alla protagonista un evento se vogliamo marginale della sua infanzia, il tutto con un’ironia pungente mai scontata.

 

Copertina di "Sera in paradiso" di Lucia Berlin

Noël. Texas. 1956, di Lucia Berlin, incluso nella raccolta “Sera in paradiso”, traduzione di Manuela Faimali per Bollati Boringhieri

Nonostante questo racconto sia di fantasia (per quanto le storie di Lucia Berlin prendano spesso spunto dalle sue esperienze di vita), mi ha ricordato molto la famiglia disfunzionale di Mary Karr descritta nel memoir “Il club dei bugiardi” (tradotto da Claudia Lionetti per E/O) per il modo schietto in cui ci viene raccontata una vicenda familiare alquanto peculiare. La protagonista qui è Tiny, una donna stanca di tutto, del marito che la tradisce, della figlia, della madre, dei parenti e della festa forzata che vorrebbe vederla costretta a passare il Natale chiusa in casa con tutte le persone che vuole evitare. Non ha nessuna intenzione di piegarsi a questa farsa, quindi decide di armarsi di coperta e radio portatile e di passare la serata a guardare le stelle dal tetto. A questo seguono discorsi che origlia dalla sua posizione di vantaggio, canzoni di Natale cantate da sola, elucubrazioni. Con un finale a sorpresa, questo mio primo racconto di Lucia Berlin ha lasciato il segno per la sua incisività e per i suoi personaggi pieni di vita.

Primo piano di Shirley Jackson
 

A Visit to the Bank, di Shirley Jackson –  non credo sia stato tradotto in italiano

Una donna si reca in banca portandosi dietro le sue due bambine. Non è la prima volta che chiede di poter parlare con il signor Andrews per chiedere un prestito, e il signor Andrews non cerca mai di nascondere la sua irritazione nei confronti di tali richieste. Stavolta però è Natale, la banca è tutta addobbata e la protagonista ha messo in tiro le bambine nella speranza di impietosire un po’ il banchiere. Arriverà un Babbo Natale un po’ particolare a scompigliare le cose. Non voglio aggiungere altro, solo che è davvero un racconto brevissimo, ma che si è saldato nella mia testa.

 

 

Ali Smith seduta alla scrivania, circondata da libri

Infine, ho pensato di lasciarvi il link a un racconto di Natale di Ali Smith, Not a Christmas Story. È stato pubblicato nel 2016, ma come tutto quello che scrive Ali Smith, ha ancora molto da dire anche oggi.

Traduttrice, femminista, lettrice.
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