Donne e lettori

Donne e lettori, gioie e dolori

La blogosfera in questi ultimi giorni è stata un fermento di commenti, critiche e opinioni su un articolo apparso sul blog del Corriere della Sera La 27esima Ora. L’articolo, intitolato “Sul perché gli uomini non leggono autrici donne” esamina in maniera molto blanda una grande verità: la discriminazione di sesso per quanto riguarda la lettura. Nonostante infatti le statistiche ci svelino che sono le donne a leggere di più, il mercato è per la quasi totalità schierato con gli uomini – cioè con gli scrittori, che sono pubblicati in numero maggiore e hanno molta più probabilità di arrivare finalisti e portarsi a casa premi e riconoscimenti. Non solo, ma un altro grande pregiudizio è il rendere i libri scritti da donne come un’unica grande categoria all’interno della quale pare esserci (secondo l’immaginario maschile, perlomeno) solo chick-lit, sole, cuore e amore.
Come ha fatto notare La Lettrice Rampante, ci sono dei problemi nel modo in cui l’argomento viene presentato dalla giornalista, primo fra tutti l’accostare Jane Austen alla letteratura rosa e secondariamente il buttare cifre un po’ a caso. E’ pur vero però che nella nostra piccola realtà italiana non sentiamo quasi mai nomi di donne fra i finalisti dei premi letterari e non è che all’estero le cose vadano meglio, ma per ora non mi dilungherò su questo. Il post di Elisa era in realtà in risposta ad un altro post, quello di Andrea del Meleto, che mi è piaciuto tantissimo anche e soprattutto perché scritto da un uomo.
Andrea infatti non solo fa notare quanto l’accusa fatta alle scrittrici di scrivere solo d’amore sia stupida (visto che l’amore, per citare Andrea, non è solo “romanticherie da cioccolatino”), ma il modo in cui lo fa notare è come dovrebbe essere un qualsiasi giudizio, ossia posato, ragionato, non come alcuni commenti sotto all’articolo del blog (sotto potete trovare i miei preferiti – alcuni sono in comune con quelli di Andrea). Inoltre, cita anche un articolo il cui hashtag su tumblr è #everydaysexism, che per chi non lo sapesse è anche diventato un libro nel Regno Unito, dopo che il blog da dove era partito il progetto è stato sommerso da testimonianze di donne normali alle prese con i commenti e le azioni di certi uomini . In questo articolo si parlava di come un giornale autorevole come il Times non riuscisse evidentemente a trovare altre parole per descrivere la premiazione di Eleanor Catton se non descrivendone l’aspetto un po’ nerd, il look un po’ da bibliotecaria, la timidezza, i capelli, ma hey, tutti calmi, era carina, quindi nessun problema. Un po’ come quando da bambine ci abituiamo a sentire commenti diversi nei nostri confronti solo perché siamo femmine. Peccato che qui non si abbia a che fare con quelle vecchiette che manco lo fanno apposta a fare differenze, ma con il Times.

Come mai quando si parla di donne e letteratura scatta sempre il putiferio? Perché quando una donna vince un premio dobbiamo stupirci della rarità della cosa o stare a vedere se è carina o se sembra una sfigata? In un mondo ideale la vittoria, o almeno il trovarsi in finale, dovrebbe avere percentuali variabili fra uomini e donne, ma come possiamo aspettarci questo se i numeri ci dicono che le donne sono anche meno pubblicate degli uomini? Di queste cose avevo accennato qualche mese fa, quando di ritorno dalla London Book Fair mi ero riproposta di fare una mia versione del VIDA count, o perlomeno di cercare di capire dove fossero le scrittrici donne e le traduttrici letterarie in Italia e quali fossero le percentuali di donne nominate ai premi letterari. Il problema è che tirare fuori cifre esatte (ho fatto lo scientifico, le cose fatte alla carlona non mi piacciono) è praticamente impossibile, tanto che anche quelle del VIDA negli Stati Uniti non possono garantire la scientificità dei dati. Di certe ci sono solo due cose:
1) Come hanno fatto notare tutti, le donne non scrivono solo romanzi rosa. Dovrebbe essere chiaro a tutti ma evidentemente non è così, vista la sezione commenti di cui sotto. Tra l’altro mi permetto di aggiungere che se proprio vogliamo parlare di romanzi “da femmine”, come li chiama qualcuno, direi che anche Moccia e Volo possano tranquillamente rientrare nella categoria.
2) Le donne leggono di più degli uomini, ma questi vengono pubblicati e vendono di più gli uomini.
Per il primo punto c’è poco da fare, l’ignoranza è una brutta bestia. Per il secondo, invece, qualcosa da fare c’è. Come più o meno tutti vi sarete accorti che la maggior parte degli scrittori nella vostra libreria sono uomini. Abbiamo detto che deriva dal circolo vizioso più uomini pubblicati  più uomini letti  più uomini premiati etc. Tuttavia, se volete scuotere un po’ le acque sui vostri scaffali, o anche solo siete curiosi di vedere come scrivono le donne che sanno scrivere, potete unirvi alla campagna #readwomen2014. Qua a Londra ho visto che in alcune librerie hanno creato un apposito scaffale con tanto di hashtag proprio per segnalare le migliori scrittici donne di sempre. C’è chi appunto, seguendo questa campagna, si impegna a leggere solo autrici per tutto il 2014. Se le auto-obbligazioni letterarie vi mettono ansia (a me la mettono, voglio sempre leggere quello che non posso leggere) prendete la campagna come la sto prendendo io, ossia come un modo per essere un attimo più consapevoli, senza ovviamente scartare un libro solo perché l’ha scritto un uomo. Le quote rosa letterarie (che molte femministe proclamano) – vale a dire l’inserimento forzato di un tot di donne fra i finalisti di premi letterari e l’auspicio che gli eventuali giudici donne votino per le donne a priori – non mi piacciono come idea. Sarò poco femminista, però questa sorta di sessismo al contrario mi sembra controproducente, perché quando le cose sono imposte il loro sapore è sempre un po’ sgradito. E poi diciamolo, avere una donna imposta dentro ad una rosa di finalisti non garantirebbe di certo un aumento delle vendite, ma come minimo farebbe aumentare il genere di commenti che siamo abituate a sentire quando una donna ottiene qualcosa a scapito di un uomo.

Per concludere con un tono più leggero propongo i miei commenti sessisti preferiti tratti dall’articolo su La27esima Ora, sperando che altri uomini continuino ad arrabbiarsi sotto a quel post e a farmi ridere.

1) Quello che parte bene

Hanno ragione.
Condivido quanto scritto dai lettori @gscalas e @mothcosacco. Trovo che il vero pregiudizio stia nel leggere libri discriminando tra autori e autrici. E’ semplicemente stupido. I testi si selezionano e sil leggono sulla base della qualità, al punto che spesso ignoro non solo il nome dell’autore/autrice ma persino il titolo (che viene deciso dagli editori più che dagli autori/dalle autrici). Titolo e autore/autrice creano un pregiudizio nel leggere. Detto questo, come analisi post-lettura, buona parte della letteratura prodotta dal mondo femminile è un polpettone che di fatto si cura di formulare in maniera più o meno implicita/velata un lamento di qualche tipo. I testi sono sempre pervasi da questa nevrosi che oscilla tra l’insoddisfazione e l’acidia.

Le parole chiave di questo commento sono: polpettone, lamento, nevrosi, insoddisfazione. Mi stupisco che manchi l’eterno “invece di [scrivere, in questo caso] perché non vi fate [inserire sinonimo di copulare] di più?!”. L’età vittoriana è finita da un po’.

2) La verità è che non gli piaci abbastanza

i romanzi delle donne ?
poco interessanti, tutto qua.
un pò come la loro musica, o la pittura, ma sopratutto la musica, escluse 3-4 personalità eccezionali che in ogni epoca rappresentano l’eccezione e confermano la regola :asd:
( e queste eccezionalità sono sempre dei “maschiacci” sia nella mentalità che nell’aspetto, sono brave perchè voglio essere come i maschi, quindi questo rafforza l’opinione che la produzione ottenuta con ispirazione puramente femminile sia di livello qualitativo inferiore ).

Se una donna è brava non è merito suo, è solo perché copia i maschi. E se anche così non fosse tu donna non sei l’eccezione, sei la regola.

3) I piagnistei vadano in chiesa

Avrò la libertà di fare quello che voglio?
Vuole obbligare la gente a leggere 50-50? Vuole quote rosa per l’acquisto dei libri? Ma quando finirà questo piagnisteo? Per vendere libri bisogna scrivere bene cose interessanti ed avvincenti, non obbligare i critici a recensire donne o creare premi dove ci sia necessariamente una parità fra concorrenti maschi e femmine. Putroppo, questo modo di pensare sta prendendo piede nonostante sia completamente sbagliato e lesivo della dignità di tutti, sia maschi che femmine

Nessuno ti vuole obbligare a fare nulla, io stessa sono contraria alle quote rosa. Da qui però a dire che le donne non vengono considerate perché non scrivono “bene cose interessanti e avvincenti” mi fa venire il sospetto che tu legga solo altissima letteratura.

4) I piagnistei vadano in chiesa vol.2

Passo in rassegna i pochi letti (sbirciando gli scaffali di casa mia), e posso rispondere alla domanda: li ho sempre trovati deludenti e molto mal scritti (alcuni forse neppure terminati per schifo).
Diffido delle donne anche in questo, e anche in questo a ragion veduta.
Di politica non capite nulla (concedo solo Hannah Arendt), il costume ve lo inventate di sana pianta, per il fantasy siete letteralmente negate, per altri generi inclassificabili (tutto quello che ha scritto la Fallaci, per capirsi) lasciamo stare. Il resto è davvero solo robaccia in cui sfogate la vostra futile lamentosità.
Che resta, la cucina?
Non mi appassiona, e comunque i cuochi sono sono più bravi di voi anche in quello.

Il mio primo dubbio è se con “pochi” ti riferisci ai pochi libri scritti da donne che hai letto (e in tal caso, conoscendo poco la materia, come se poi esistesse la materia, visto che non si fa mai un discorso al contrario, non dovresti avere voce in capitolo) o ai pochi libri in generale sulle tue mensole. Opto per la seconda, soprattutto perché il tuo essere così diffidente mi fa pensare a Brontolo, il che mi porta a dire che forse la futile lamentosità, come la chiami tu, non è prerogativa solo femminile. Per quanto riguarda i cuochi, non ho mai sentito nessuno dire “mio nonno spacca ai fornelli” oppure “andiamo a mangiare dallo zio”. Poi mio papà è un ottimo cuoco eh, però insomma, non ti allargare.

5) Il fine conoscitore della donne e della lingua italica

Il mondo al femminile è fatto di:
come arpionare il bancario, preferibilmente banchiere, che ti garantisca la vita comoda vicino a casa di mamma. Come convinco il marito che abbisogno dell’asilo nido privato pur senza avere un lavoro. Come mi faccio aiutare del maschio a passare all’esame quando non ci voglio spendere tempo nel capire numeri, leggi fisiche (Dio me ne scampi!) e inutilità del genere. Il tutto condito con un po` di Chanel n.5 (ecco qui i numeri servono!… 😉

Intanto è ovvio che se non è banchiere non lo vogliamo. Poi la vita comoda piace a tutti, scommetto che anche a te piace un sacco andare a pranzo dalla mamma e che nessuna donna sarà mai come lei. Anch’io obbisogno di tante cose e non ho un lavoro, come la mettiamo? Mi dai una mano tu? Sei banchiere, almeno? E comunque io ho fatto lo scientifico e non ho mai chiesto aiuto ad un maschio per capire le cose e mia mamma è laureata in chimica, ma visto che essendo donna non capisce nulla di vagamente lontano dalla letteratura rosa chissà come avrà fatto…Ah e la faccina sorridente alla fine non rende meno sessista il tuo commento, caro tizio.

6) Fare di tutta l’erba un fascio evergreen

un classico
E’ un fatto punto.Non leggo scrittrici donne.E’ molto semplice, abbiamo un tempo limitato e davanti a noi una mole incredibile di lavori che possiamo scegliere.In passato mi sono avvicinato ad autrici e le ho trovate stucchevoli, ridondanti poco sincere.Voci vaginali.La smania dell’aggettivo lo posso ascrivere alle prime della classe.La letteratura è altro

Poi mi spieghi cosa intendi con “voci vaginali”, perché se la vogliamo mettere in questi termini non è che avanzi molto ai maschi con cui fare sentire la propria voce.

Traduttrice, femminista, lettrice.
Articolo creato 41

4 commenti su “Donne e lettori, gioie e dolori

  1. Il mio preferito è il commento numero 5. Però ammetto che adoro “Voci vaginali”. Davvero. 😀

    Detto questo hai fatto un bellissimo post e mi hai fatto conoscere la campagna #readwomen2014… che vedrò di approfondire.

    E se fossi un blog davvero bravo, avrei scritto un post bello e intelligente e divertente come il tuo. Ma devo accontentarmi delle mie limitate capacità…
    Il succo è che però tu, meglio di me, sei riuscita a far passare l’idea che il problema non è quello di leggere per forza le donne, ma di essere consapevoli che le scrittrici sono svantaggiate a monte: dagli editori, dai premi, dai critici, dal linguaggio, ecc.
    E’ questo il punto fondamentale, secondo me.

    1. Infatti spero che continuino scrivere assurdità, così posso continuare a immaginare dialoghi con loro 🙂
      Grazie mille per le cose che hai detto, davvero! Io grazie a te e al tuo post (che mi è piaciuto tantissimo) ho scoperto l’articolo sulla premiazione della Catton, davvero da brividi..
      Trovo molto interessante che fra blogger ci si riesca a scambiare informazioni, curiosità e punti di vista su argomenti attuali, ma di cui si sente parlare poco nei media “tradizionali”. Sul problema dello svantaggio a monte, ad esempio, mi hanno fatto aprire gli occhi diversi seminari alla London Book Fair 🙂
      Fammi sapere come va con la #readwomen2014 😉

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