Il contrario della solitudine

Il contrario della solitudine

Cinque giorni dopo essersi laureata a Yale con il massimo dei voti, Marina Keegan è morta in un incidente stradale. Il suo ragazzo ha avuto un colpo di sonno mentre guidava: lui ne è uscito illeso, Marina non ce l’ha fatta.
A seguito di questo evento sconvolgente i genitori e gli insegnanti di Marina hanno raccolto alcuni dei suoi saggi e racconti brevi e hanno pubblicato questo libro. E’ impossibile non essere attirati dalla copertina, sembra la locandina di un film di Wes Anderson, e Marina ti fissa con il suo sguardo sveglio. Sicuramente era una ragazza intelligente e capace, con tante cose da dire e la voglia di condividerle con il mondo, come spiega una delle sue insegnanti nell’introduzione. Tuttavia, a lettura ultimata, mi sono trovata a non sapere esattamente cosa pensare di quest’opera.

The opposite of loneliness

La prima cosa che mi ha stupita è sicuramente il rapporto di profonda stima che si era instaurato fra lei e alcuni insegnanti di Yale: Anne Fadiman (che ha scritto l’introduzione) descrive Marina come si potrebbe descrivere un’amica, dimostrando di conoscerla a fondo, tanto da passare ore solo per riguardare insieme a lei poche frasi di un saggio. Harold Bloom ne piange la prematura scomparsa. Al New Yorker c’era un posto di lavoro ad aspettarla. Ha vinto premi di scrittura, capeggiato Occupy Yale, lavorato alla campagna del 2008 di Obama, per citare alcuni dei suoi risultati.

La sua scrittura mi ha colpita nel saggio che dà il titolo alla raccolta e in quello finale per i temi toccati, come il senso di smarrimento nel rendersi conto di aver chiuso il capitolo università, la voglia di vivere, il sentirsi giovani e sapere di avere una vita davanti. Mi è piaciuto il fatto che non si spiegasse perché così tanti studenti di Yale finissero per lavorare in campi dal soldo facile, ma in netto contrasto con i loro studi, e che per rispondersi abbia intervistato tantissime persone nel campus.

Anne Fadiman sostiene che uno dei punti di forza di Marina fosse il suo parlare da ventenne di argomenti da ventenni, di non voler suonare adulta o atteggiarsi: tutto questo è vero, ma al tempo stesso è anche una debolezza, a mio parere. Chiunque durante il proprio ultimo anno di università si è sentito come Marina, pieno di speranza per il futuro, ma al tempo stesso con la paura di ritrovarsi solo e spaesato nel “mondo reale”. Una tendenza poi, quella di fare riferimento alla propria morte, ovviamente sentita da Marina come lontana, stride un po’ nelle orecchie del lettore ed è impossibile non provare compassione. Sembra quasi, una volta superati i racconti e conclusi anche i saggi finali, che lo scopo stesso della raccolta sia quello di impietosirci, di farci intristire pensando al destino così ingiusto di una ragazza di 22 anni con ancora tanto da dare. Proprio su questo mi vorrei soffermare, sul fatto che Marina fosse veramente promettente. Tuttavia, promettente non significa matura, non significa che la sua scrittura fosse pronta alla pubblicazione per la Simon and Schuster (Mondadori in Italia). Avrei forse preferito un libro che raccogliesse sì i suoi scritti, ma accompagnati dai commenti di chi la conosceva – cito nuovamente la Fadiman, che ci fa entrare nella testa di Marina raccontandoci dettagli come l’abitudine che la ragazza aveva di continuare una lista virtualmente infinita di “Interesting stuff”, dettaglio che ho trovato molto interessante e toccante e che mi ha dato un’idea un po’ più tangibile del tipo di persona che Marina doveva essere.
Può sembrare cinico, ma non ho potuto fare a meno di pensare che la pubblicazione di questo libro sia legata ad un fattore compassione a cui sento di aver un po’ ceduto anch’io. In fin dei conti, l’aver frequentato ambienti privilegiati come Yale e l’avere personalità importanti della scena letteraria tra i propri professori ha certamente influito sul destino dei suoi scritti, che sono buoni, ma, appunto, acerbi.

Se non avete paura di cedere al vortice della ricerca online, vi consiglio questo video, nel quale Marina recita una sua poesia e che secondo me mostra la sua personalità dirompente senza indurvi alla compassione, perché qui Marina è viva e fa una delle tante cose che le piacevano, ossia slam poetry.
(Non cercate le interviste agli amici e ai genitori – non dite che non vi ho avvisati)

https://www.youtube.com/watch?v=g4l3UyXls3M

Traduttrice, femminista, lettrice.
Articolo creato 41

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